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28 ottobre 2025

Perché i numeri possono mentire (anche quando dicono la verità)

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Avete presente quando guardate le foto delle vacanze e quella spiaggia paradisiaca sembra il Nirvana terrestre, salvo poi ricordare che per scattare quella foto avete dovuto inquadrare con precisione chirurgica per escludere i cinquanta turisti accanto a voi? Ecco, benvenuti nel mondo affascinante e insidioso della psicologia dei dati.

I numeri dovrebbero essere oggettivi, neutri, incontestabili. E tecnicamente lo sono. Ma c'è un problema: non sono i numeri a prendere le decisioni. Siamo noi. E noi esseri umani siamo creature stranamente irrazionali che possono guardare lo stesso numero e arrivare a conclusioni completamente opposte.

Il trucco della cornice


Facciamo un esperimento mentale. Immaginate di dover scegliere tra due yogurt al supermercato:

  • Yogurt A: "95% senza grassi"
  • Yogurt B: "5% di grassi"

Quale vi sembra più salutare? Se avete pensato allo Yogurt A, congratulazioni: siete umani. I due yogurt sono identici, ma il nostro cervello reagisce in modo completamente diverso. Il primo ci fa pensare alla salute e alla leggerezza, il secondo ci ricorda che stiamo comunque ingerendo grassi.

Questo fenomeno si chiama "framing effect" e succede continuamente quando guardiamo i dati del nostro business. La stessa metrica può essere presentata come un successo straordinario o come un campanello d'allarme, semplicemente cambiando la cornice.


Quando il bicchiere è mezzo pieno (o mezzo vuoto)


Prendiamo un esempio concreto dal mondo del marketing digitale. La vostra agenzia vi presenta i risultati di una campagna pubblicitaria:

  • Versione A: "Abbiamo raggiunto 10.000 persone con la nostra campagna!"
  • Versione B: "Solo il 2% del vostro pubblico target ha visto la campagna."

Stessi dati. Emozioni completamente diverse. La prima versione vi fa venire voglia di stappare lo champagne, la seconda di chiedere un rimborso. Eppure stiamo parlando esattamente della stessa cosa: 10.000 persone su un pubblico target di 500.000.

Quale versione è "giusta"? Entrambe. E nessuna delle due, se prese da sole. Il punto è che ogni dato ha bisogno di contesto, prospettiva e onestà per essere davvero utile.


Il fascino pericoloso delle percentuali


Il nostro cervello ama le percentuali. Sono facili, immediate, soddisfacenti. "Aumento del 200%!" suona incredibile in qualsiasi situazione. Ma fermiamoci un secondo.

Se il vostro sito riceveva 10 visite al mese e ora ne riceve 30, sì, avete un aumento del 200%. Tecnicamente impressionante. Praticamente... beh, avete 30 visite al mese. Non esattamente tempo di quotazione in borsa.

Al contrario, un "modesto" aumento del 10% suona molto meno entusiasmante. Ma se parliamo di passare da 100.000 a 110.000 clienti, quel 10% vale 10.000 persone reali che hanno scelto il vostro prodotto. Niente male, vero?

Le percentuali sono come lenti di ingrandimento: possono far sembrare enorme qualcosa di piccolo o minimizzare qualcosa di significativo. È tutta questione di dove puntate lo zoom.

Il potere ipnotico dei grafici


Guardate questo scenario: vi mostrano due grafici che rappresentano la crescita del vostro fatturato nel tempo. Nel primo, la linea sale dolcemente con un angolo di 30 gradi. Nel secondo, la stessa linea sembra il profilo del monte Everest con un angolo di 70 gradi.

Qual è il trucco? L'asse verticale. Nel primo parte da zero, nel secondo da un valore più alto. Stessi dati, impatto emotivo completamente diverso. Il vostro cervello vede quella linea ripida e inizia già a pianificare l'espansione aziendale, anche se la crescita reale è identica in entrambi i casi.

I grafici parlano direttamente alla parte emotiva del nostro cervello, bypassando quella razionale. E questo li rende incredibilmente potenti, ma anche potenzialmente ingannevoli se non usati con trasparenza.

La trappola del confronto


"Quest'anno abbiamo raddoppiato le visite al sito web!" Fantastico! Ma... rispetto a quando?

Se il confronto è con il mese di agosto (quando tutti erano in vacanza) e ora siamo a dicembre (alta stagione per molti business), quel raddoppio potrebbe non significare granché. Se invece il confronto è con lo stesso periodo dell'anno scorso, allora sì, è un risultato significativo.

Il nostro cervello tende a fissarsi sul numero grosso e ignorare il contesto. È come dire "ho perso 5 chili!" senza specificare se in un mese (impressionante) o in due anni (meno impressionante).

Colori ed emozioni: la psicologia nascosta


Avete mai notato come i report con tanti numeri rossi vi mettano immediatamente in ansia, anche prima di aver letto cosa rappresentano? Non è un caso. Il rosso è universalmente associato al pericolo, all'allarme, allo stop.

Un buon analista sa che la scelta dei colori non è solo estetica: è comunicazione emotiva. Uno stesso dato può generare preoccupazione, ottimismo o neutralità semplicemente cambiando la palette cromatica della presentazione.

Allora, come difendersi?


La buona notizia è che conoscere questi meccanismi psicologici vi rende consumatori più consapevoli dei dati. Ecco qualche domanda da farvi sempre quando vi presentano numeri e statistiche:

  • Qual è il contesto? Un numero senza confronto è come una barzelletta senza finale. Rispetto a cosa stiamo misurando questo risultato?
  • Perché mi stanno mostrando il dato in questo modo? Non per cinismo, ma per consapevolezza. Ogni scelta di presentazione ha un motivo. Capirlo vi aiuta a vedere il quadro completo.
  • Cosa non mi stanno dicendo? A volte le informazioni più importanti sono quelle che mancano. Se vi parlano solo di traffico al sito ma non di conversioni, forse c'è un motivo.
  • Come mi sentirei se lo stesso dato fosse presentato al contrario? Provate mentalmente a ribaltare la narrazione. Se ancora vi sembra una buona notizia, probabilmente lo è davvero.

Questione di fiducia


Qui arriviamo al cuore del problema: quando affidate il marketing digitale o l'analisi dei dati a un'agenzia o a un professionista, state affidando anche il modo in cui la vostra realtà aziendale vi viene raccontata.

Un partner onesto non userà la psicologia dei dati per farvi vedere quello che volete vedere, ma per farvi capire quello che dovete sapere. Vi mostrerà i successi senza gonfiarli artificialmente e i problemi senza drammatizzarli, dandovi sempre il contesto necessario per prendere decisioni informate.

Perché alla fine, i dati sono solo uno strumento. Quello che conta davvero è cosa ci fate. E per fare scelte giuste, avete bisogno di verità, non di illusioni numeriche.


Il dato giusto al momento giusto


I numeri non sono il nemico. Sono anzi alleati potenti quando usati con intelligenza e onestà. Il problema nasce quando dimentichiamo che dietro ogni percentuale, ogni grafico, ogni metrica c'è una storia umana di clienti, comportamenti, scelte.

La prossima volta che qualcuno vi presenta un dato che sembra troppo bello (o troppo brutto) per essere vero, fermatevi un attimo. Fate domande. Chiedete il contesto. Pretendete trasparenza.

Perché voi meritate di prendere decisioni basate sulla realtà, non su come la realtà può essere dipinta. E chi lavora con i vostri dati dovrebbe essere il vostro traduttore più fidato, non il vostro venditore di illusioni.

I dati raccontano storie. Noi di Pro Web Digital Consulting vi aiutiamo a capire se sono storie vere.

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