Cerved
  • ITA
Homepage/Pro Web Digital Consulting/SEO/Migrazione SEO: le best practices per migrare un sito

08 luglio 2025

Migrazione SEO: le Best Practices per migrare un sito

Le migrazioni sono processi complessi dal punto di vista SEO: scopriamo come gestire la migrazione tra domini nel modo corretto.

Condividi:

La migrazione SEO di un sito rappresenta una delle operazioni più delicate da dover gestire lato SEO. Sono numerosi i casi in cui diversi brand – dai settori della moda fino al banking – hanno affrontato una migrazione senza considerare adeguatamente le criticità legate ai redirect e agli interventi SEO necessari. Il risultato è stato spesso disastroso: perdita di trust, crollo della visibilità e riduzione del traffico organico, con un impatto conseguente anche sui ricavi.


Tuttavia, se una migrazione SEO viene eseguita secondo le best practices e da specialisti SEO competenti, è possibile evitare perdite di traffico e visibilità, ed ottenere dei benefici tangibili sul medio-lungo termine.

Cos'è una Migrazione SEO?

La migrazione SEO è un processo che comporta modifiche significative alla struttura, ai contenuti o alla piattaforma di un sito web, con impatti diretti sul posizionamento nei motori di ricerca. In particolare, si parla di migrazione SEO ogni volta che si effettuano cambiamenti all’architettura delle URL di un sito web, tali da influenzare l'indicizzazione e la visibilità organica del sito.

Può essere necessario effettuare una migrazione SEO per diversi motivi:

Trattandosi di un processo complesso, direttamente coinvolto nella visibilità organica di un sito web, è necessario valutare i rischi e i benefici della migrazione.

Generalmente, si consiglia infatti di procedere alla migrazione solamente nei casi in cui i potenziali benefici sono evidenti, oppure quando tale operazione è necessaria e obbligatoria (ad es. a causa della dismissione di un CMS non più supportato).

Perché la Migrazione SEO è un processo critico?

Come accennato, una migrazione SEO non gestita correttamente può causare gravi problemi, come:

  • perdita di traffico organico: se Google non riesce a trovare o indicizzare correttamente le nuove pagine;
  • calo di ranking: la perdita di posizionamento può essere immediata e difficile da recuperare;
  • errori di indicizzazione: pagine non raggiungibili, redirect mal configurati, contenuti duplicati.

Tuttavia, se pianificata e implementata correttamente, una migrazione SEO può rappresentare un’opportunità per migliorare la visibilità organica del sito, apportando diversi benefici:

  • migliore scoperta e scansione delle pagine: attraverso l’uso strategico di redirect, sitemap aggiornate e un’attenta gestione degli URL, è possibile garantire che tutti i contenuti rilevanti vengano indicizzati efficacemente, evitando errori come pagine non trovate (404) o contenuti duplicati.
  • migliore architettura e user experience: ridisegnare la struttura di navigazione, ottimizzare i tempi di caricamento e rendere più intuitiva la fruizione dei contenuti contribuisce a ridurre il tasso di rimbalzo e aumentare il coinvolgimento degli utenti. Un sito più user-friendly è infatti premiato anche dagli algoritmi di ricerca, che tendono a favorire siti che soddisfano meglio le esigenze e le aspettative dei visitatori.
  • performance SEO migliorate nel lungo termine: una migrazione ben gestita può consolidare e aumentare il posizionamento delle pagine chiave, incrementare il traffico organico qualificato e rafforzare la brand authority.

In questo modo, la migrazione non è più solo un rischio da gestire, ma un vero e proprio investimento strategico per la crescita digitale del business.

Tipologie di Migrazione SEO

Esistono diverse situazioni in cui è necessario effettuare una migrazione SEO. Vediamo i principali scenari in cui si rende necessaria questa attività, accompagnati da alcuni esempi pratici.

1. Cambio di dominio

È uno dei casi più comuni e delicati. Si verifica quando si decide di cambiare il nome del dominio principale del sito. Questo può accadere per motivi di branding, per passare da un'estensione geografica a una internazionale, oppure in seguito a un'acquisizione.

Esempio: passaggio da www.miosito.it a www.miosito.com. In questo caso, è fondamentale impostare correttamente i redirect 301 da tutte le vecchie URL alle nuove corrispondenti per non perdere il traffico e l'autorità SEO accumulati.

2. Cambio di struttura URL

Questo tipo di migrazione si verifica quando si modifica la gerarchia o la logica degli URL all’interno del sito. Spesso accade in occasione di un aggiornamento dell’architettura informativa, per motivi SEO o UX.

Esempio: passaggio da www.miosito.it/blog/ a www.miosito.it/magazine/. Anche qui è essenziale mappare tutte le vecchie URL e reindirizzarle correttamente alle nuove, per mantenere la visibilità sui motori di ricerca.

3. Cambio CMS o piattaforma

La migrazione avviene anche quando si decide di passare da una piattaforma a un’altra, ad esempio da un CMS proprietario a uno open-source, o da una piattaforma e-commerce a un’altra. Questi cambiamenti possono influire sulla struttura del codice, sulle URL e sulle funzionalità SEO.

Esempio: passaggio da Shopify a Magento. In questo contesto, è necessario verificare che tutti gli elementi SEO (tag title, meta description, hreflang, canonical, ecc.) vengano mantenuti correttamente nella nuova piattaforma.

4. Redesign del sito

Un restyling completo del sito, soprattutto se comporta modifiche alla struttura, alla navigazione o alla disposizione dei contenuti, può avere un impatto significativo sulla SEO. Anche il semplice spostamento di sezioni o categorie può alterare la struttura delle URL o la loro accessibilità da parte dei motori di ricerca.

Esempio: durante il redesign, il blog viene spostato da /blog a una sottosezione /news, oppure le pagine prodotto vengono organizzate in nuove categorie. In questi casi, oltre ai redirect, è importante monitorare anche la coerenza dei contenuti e l'indicizzazione delle nuove pagine.

Le fasi fondamentali di una Migrazione SEO

Una migrazione SEO ben eseguita richiede un processo strutturato e metodico, per evitare cali di traffico organico o perdita di posizionamento nei motori di ricerca. Ogni fase ha un ruolo strategico; vediamole nel dettaglio.

1. Pianificazione e Analisi Preliminare


La fase di analisi iniziale è cruciale, vediamola nel dettaglio.


1a. Definizione degli obiettivi SEO

Prima di tutto, è importante chiarire quali sono gli obiettivi della migrazione dal punto di vista SEO. Gli obiettivi possono includere: aumento del traffico organico, miglioramento dell’indicizzazione, ottimizzazione della user experience, o espansione verso mercati internazionali. La chiarezza degli obiettivi aiuterà a guidare ogni decisione successiva.


1b. SEO Audit del sito attuale

Un’analisi tecnica e strategica del sito esistente è essenziale per avere un quadro completo della situazione di partenza. L’audit dovrebbe includere:


  • Performance SEO generali (traffico organico, ranking, visibilità)
  • Stato di indicizzazione delle pagine
  • Analisi dei contenuti (duplicati, thin content, cannibalizzazioni)
  • Architettura delle URL e struttura dei menu
  • Metadati Title, Description e Heading delle pagine
  • Profilo di backlink: per capire quali link esterni puntano al sito e quali sono le pagine più collegate
  • Analisi delle performance tecniche (velocità di caricamento, Core Web Vitals, stato del crawl)


1c. Mappatura delle URL esistenti


Si tratta di creare un inventario completo di tutte le URL attualmente indicizzate e rilevanti del sito. Questa lista servirà come base per il lavoro di redirezione (redirect 301) e per confrontare le variazioni post-migrazione. Può essere ottenuta tramite strumenti come Screaming Frog e Google Search Console.

1d. Identificazione delle pagine chiave


Non tutte le pagine hanno lo stesso valore SEO. È fondamentale individuare quelle che:

  • Generano il maggior traffico organico
  • Hanno un buon posizionamento su keyword strategiche
  • Ricevono backlink di qualità
  • Hanno un valore commerciale elevato (es. pagine prodotto, landing page, articoli ad alto traffico)

Queste pagine dovranno ricevere un’attenzione prioritaria durante la migrazione, per assicurarsi che restino accessibili, indicizzate e correttamente reindirizzate.

2. Implementazione Tecnica


Una corretta implementazione tecnica è il cuore operativo della migrazione SEO. È in questa fase che vengono effettuati tutti gli interventi concreti che permettono al nuovo sito di sostituire quello vecchio senza compromettere il posizionamento organico. Ogni dettaglio tecnico, se trascurato, può comportare una perdita significativa di traffico. Vediamo i principali aspetti da gestire con attenzione.


2a. Redirect 301: configurazione dei redirect dalle vecchie alle nuove URL


I redirect 301 (permanenti) sono fondamentali per comunicare ai motori di ricerca che una pagina è stata spostata in modo definitivo. Devono essere impostati con precisione da ogni vecchia URL alla sua corrispondente nuova URL. È importante evitare redirect generici (ad esempio, tutte le vecchie URL reindirizzate alla homepage), poiché causerebbero perdita di valore SEO. La mappatura precisa delle URL fatta nella fase di pianificazione serve proprio a garantire che ogni reindirizzamento sia specifico e pertinente.

2b. Aggiornamento Sitemap XML: inviare a Google una sitemap aggiornata


La sitemap XML è un file che aiuta Google e gli altri motori di ricerca a comprendere la struttura del sito e a scoprire più velocemente le nuove pagine. Dopo la migrazione, è fondamentale generare una nuova sitemap con tutte le nuove URL e inviarla al motore di ricerca tramite Google Search Console. Questo accelera il processo di scansione e indicizzazione del nuovo sito.


2c. Gestione del file robots.txt: evitare di bloccare nuove sezioni del sito

Il file robots.txt serve a indicare ai crawler quali sezioni del sito possono o non possono essere esplorate. Durante una migrazione, è facile commettere errori come lasciare blocchi temporanei (es. Disallow: /) inseriti durante la fase di sviluppo. È essenziale rivedere questo file per assicurarsi che i motori di ricerca possano accedere a tutte le sezioni importanti del sito live.


2d. Revisione dei tag canonical: aggiornarli per evitare contenuti duplicati


I tag canonical indicano ai motori di ricerca qual è la versione preferita di una pagina, utile per gestire contenuti duplicati o simili. Dopo una migrazione, questi tag vanno aggiornati per puntare alle nuove URL e non a quelle del vecchio sito. I canonical errati possono confondere Google e compromettere il ranking delle nuove pagine.


2e. Struttura interna dei link: aggiornare i link interni alle nuove URL


Tutti i link interni presenti nel sito devono essere aggiornati per puntare direttamente alle nuove URL, evitando catene di redirect o collegamenti interrotti. Questo migliora l’esperienza utente, la distribuzione del PageRank interno e facilita il lavoro dei motori di ricerca durante la scansione del nuovo sito.

3. Test Pre-Lancio

Prima di procedere con la pubblicazione del nuovo sito, è fondamentale effettuare una serie di test accurati in un ambiente controllato. Questa fase consente di individuare eventuali problemi tecnici, errori nei redirect o criticità nella struttura SEO, evitando di compromettere il posizionamento organico nel momento in cui il sito sarà accessibile ai motori di ricerca.


3a. Creare un ambiente di staging

Lo staging è una copia del sito in una zona riservata e non accessibile al pubblico né ai motori di ricerca (protetta da password o bloccata via robots.txt). Serve per testare tutti gli aspetti del nuovo sito – struttura, contenuti, template, funzionalità, redirect – in totale sicurezza. È qui che si deve simulare la migrazione, eseguire controlli SEO, e validare ogni modifica tecnica prima di replicarla nel sito live.

3b. Verificare i redirect

Una delle attività più critiche è testare il corretto funzionamento di tutti i redirect 301. Ogni vecchia URL deve puntare esattamente alla nuova equivalente, senza generare errori 404, catene di redirect o loop infiniti. È consigliabile usare strumenti come Screaming Frog o analoghi, per confrontare la mappatura delle URL e segnalare eventuali anomalie. Questo controllo va effettuato prima della messa online per correggere ogni deviazione in anticipo.

3c. Controllare la crawlabilità

La nuova versione del sito deve essere perfettamente accessibile dai crawler dei motori di ricerca. È necessario verificare che non vi siano blocchi accidentali (es. via robots.txt, meta tag noindex, autorizzazioni server) e che la struttura del sito sia facilmente esplorabile. Strumenti come Google Search Console, Screaming Frog o analoghi, possono aiutare a simulare la scansione di singoli URL o del sito interno e individuare eventuali problemi di accesso, risorse bloccate o contenuti non raggiungibili.

4. Lancio del Nuovo Sito

Il giorno del go-live (pubblicazione del nuovo sito) è un momento cruciale nel processo di migrazione SEO. Tutto ciò che è stato pianificato e testato nelle fasi precedenti viene finalmente messo online. È essenziale gestire questo passaggio con attenzione, per ridurre al minimo i rischi e garantire una transizione fluida sia per gli utenti che per i motori di ricerca.


4a. Scegliere un momento strategico

Evitare periodi di picco di traffico. È consigliabile effettuare il lancio in un momento di bassa affluenza, per ridurre l’impatto in caso di problemi tecnici. Inoltre, è importante evitare periodi ad alto traffico per il sito (come saldi, festività o campagne pubblicitarie attive), quando eventuali errori potrebbero causare perdite economiche o danni reputazionali.


4b. Monitorare in tempo reale

Durante e subito dopo il lancio, è fondamentale attivare un monitoraggio costante del sito. Alcuni aspetti chiave da tenere sotto controllo sono:

  • Errori 5xx: possono indicare malfunzionamenti gravi legati al server
  • Errori 4xx: indicato URL non trovate, che potrebbero derivare da redirect mancanti
  • Tempi di risposta del server: un caricamento troppo lento può influenzare negativamente l’esperienza utente e il ranking
  • Traffico organico in calo: variazioni improvvise possono indicare problemi nell'indicizzazione dei contenuti
    Utilizzare strumenti come Google Search Console e tool di monitoraggio del server come Testomato, permette di raccogliere dati e reagire prontamente a eventuali criticità.

4c. Inviare la nuova sitemap

Dopo il lancio, è fondamentale inviare la nuova sitemap XML tramite Google Search Console. Questo aiuta Google a individuare e indicizzare rapidamente le nuove URL, facilitando la comprensione della nuova struttura del sito. È consigliabile mantenere visibile anche la vecchia sitemap per qualche settimana, in modo da garantire un passaggio graduale e aiutare Google a rilevare i redirect.


5. Monitoraggio Post-Migrazione

Le prime settimane post-migrazione sono le più delicate, in cui anche piccoli errori ignorati in precedenza, possono avere un impatto significativo sulla visibilità del sito. È proprio in questo periodo che bisogna prestare massima attenzione al comportamento dei motori di ricerca e ai KPI, per intervenire tempestivamente in caso di problemi. Un monitoraggio continuo e ben strutturato consente di correggere eventuali criticità prima che diventino dannose nel lungo termine.


5a. Monitoraggio del traffico organico

E' fondamentale confrontare le metriche di traffico organico post-migrazione con quelle pre-migrazione. Utilizzando strumenti come Google Search Console, si possono analizzare:

  • il traffico totale;
  • il traffico verso specifiche pagine, aree o keyword.


Un calo temporaneo può essere fisiologico, ma se il traffico non si stabilizza entro poche settimane, è necessario indagare le cause.


5b. Controllo della corretta indicizzazione

Attraverso Google Search Console, è possibile verificare se le nuove URL vengono indicizzate correttamente e se Google ha rimosso le vecchie URL. È importante:

  • controllare la copertura dell’indice;
  • verificare lo stato della sitemap inviata;
  • utilizzare lo strumento "Controlla URL" per analizzare pagine specifiche.


Un’indicizzazione incompleta o rallentata può indicare problemi nei redirect, nel file robots.txt o nella struttura del sito.


5c. Verifica dei redirect

Un check dei redirect con strumenti come Screaming Frog, permette di verificare se tutti i redirect 301 funzionano correttamente e puntano alle destinazioni giuste. Bisogna anche controllare:

  • l’assenza di catene di redirect;
  • l’assenza di redirect 302 temporanei;
  • che le nuove pagine non restituiscano errori (404 o 500).


Una corretta gestione dei redirect è essenziale per trasferire correttamente il valore SEO dalle vecchie pagine alle nuove.


5d. Analisi dei ranking

Monitorare l’andamento delle keyword più importanti è fondamentale per capire se la migrazione sta avendo un impatto negativo o positivo. In caso di cali evidenti, sarà necessario analizzare contenuti, link interni, struttura e segnali di qualità delle pagine coinvolte.


5e. Controllo degli errori 404 e soft 404

Gli errori 404 indicano pagine non trovate, mentre i soft 404 sono pagine che esistono tecnicamente ma che Google considera di scarso valore (es. pagine vuote o con contenuti minimi). Utilizza Google Search Console e i crawler SEO per identificare e correggere questi problemi tempestivamente.

Strumenti per Gestire una Migrazione SEO

Affrontare una migrazione SEO in modo professionale richiede l’utilizzo di strumenti adeguati, capaci di supportare ogni fase del processo: dalla pianificazione all’analisi post-lancio. Ogni tool offre funzionalità specifiche che aiutano a ridurre il rischio di perdita di traffico organico e a garantire che la transizione avvenga senza errori critici.
Ecco i principali strumenti da utilizzare e il ruolo che svolgono:

Google Search Console

E' il primo punto di riferimento per monitorare come Google sta recependo la migrazione. Consente di:

  • analizzare le performance organiche (click, impression, CTR e posizione media);
  • verificare lo stato di indicizzazione delle nuove URL;
  • inviare la nuova sitemap XML;
  • ricevere notifiche su eventuali errori (404, redirect errati, problemi di scansione);
  • controllare la copertura dell’indice e il comportamento dei crawler.

Screaming Frog SEO Spider

Un crawler desktop molto potente per l’audit tecnico del sito, prima e dopo la migrazione. Utile per:


  • mappare tutte le URL esistenti e quelle nuove;
  • verificare redirect 301, 302, 404, canonical e meta tag;
  • controllare la struttura dei link interni;
  • identificare contenuti duplicati, errori di struttura, problemi di crawlabilità.

Ahrefs / SEMrush

Per il controllo dei backlink e dei ranking. Due tra le suite SEO più complete per il monitoraggio off-site e il tracking delle keyword. Servono per:

  • analizzare il profilo di backlink del sito prima e dopo la migrazione;
  • monitorare la perdita o il recupero di link esterni;
  • tracciare il ranking delle keyword più importanti;
  • analizzare la concorrenza e identificare opportunità SEO post-migrazione.

Best practices e consigli finali

Una migrazione SEO ben riuscita non dipende solo dalla parte tecnica, ma anche da una gestione attenta, coordinata e strategica del progetto. Seguire alcune best practice può fare la differenza tra un semplice spostamento del sito e una reale opportunità di miglioramento delle performance SEO. Ecco i consigli chiave da tenere sempre a mente.

Coinvolgi fin da subito SEO, sviluppatori e team di contenuti


Una migrazione non è solo un intervento tecnico: ha implicazioni strutturali, strategiche e redazionali. È fondamentale che i professionisti SEO lavorino a stretto contatto con i developer per assicurare che tutte le specifiche SEO vengano rispettate (redirect, canonical, robots.txt, struttura delle URL, ecc.), e con il team che si occupa del Content Marketing per mantenere la coerenza editoriale e valorizzare le pagine più importanti. Una collaborazione anticipata evita errori e permette un flusso di lavoro più efficiente.

Non sottovalutare la fase di test


Il testing è una delle fasi più importanti e, purtroppo, spesso trascurate. Testare in un ambiente di staging consente di scoprire problemi che potrebbero compromettere il posizionamento o l’esperienza utente. Verifica redirect, crawlabilità, link interni, tag SEO, velocità del sito e qualsiasi altro aspetto tecnico prima di andare online. Ricorda: un errore non rilevato prima del lancio può costare settimane di lavoro per essere corretto.

Pianifica la migrazione in periodi di traffico più basso


Evita di effettuare il go-live in momenti di forte afflusso di utenti (es. saldi, lanci di prodotto, festività). Scegli una finestra temporale in cui eventuali disservizi abbiano un impatto minimo sul business. Questo consente anche di lavorare con meno pressione e monitorare le performance con più calma e precisione.

Prepara una checklist SEO pre e post migrazione


Una checklist dettagliata è uno strumento pratico per non dimenticare nulla. Include:

  • verifica redirect e metadati;
  • controllo canonical e noindex;
  • test file robots.txt;
  • integrazione della sitemap;
  • monitoraggio con Search Console;
  • controllo dei link interni e delle risorse bloccate.


La checklist va utilizzata sia prima che dopo la messa online, per assicurarsi che tutto sia stato implementato correttamente.


Monitora il sito per almeno 2-3 mesi dopo il go-live


Il lavoro non finisce con il lancio. È fondamentale controllare regolarmente l’andamento del sito per intercettare eventuali cali di traffico, problemi di indicizzazione o errori tecnici che possono emergere col tempo. Utilizza Google Search Console e strumenti di crawling per seguire l’evoluzione della migrazione, correggere gli ultimi dettagli e consolidare le performance SEO.

Conclusione

La migrazione SEO è un processo delicato e potenzialmente rischioso, ma assolutamente gestibile se affrontato con un approccio strategico e strutturato. Non si tratta di una semplice operazione tecnica, bensì di un’attività trasversale che coinvolge più figure professionali e che ha un impatto diretto sulle performance organiche di un sito.
Affrontarla in modo superficiale può causare perdite importanti di traffico, posizionamento e visibilità online. Ma con una pianificazione accurata, una comunicazione efficace tra team e una verifica costante di ogni passaggio, è possibile trasformare una migrazione da rischio a opportunità.
Con il giusto approccio, una migrazione SEO non è solo una transizione tecnica, ma anche un’occasione per migliorare la performance complessiva del sito e rafforzare la sua presenza online.